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Dream Runner - 104 - Neve

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Maelstromknight's avatar
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NEVE

Capitolo 1, Cambiamento

Il vento fresco soffiava dolcemente, agitando l'erba verdissima. Uccellini cantavano sui rami degli alberi carichi di boccioli. Nel cielo terso splendeva un sole brillante. Un corpo umano rivestito di una voluminosa tuta arancione, disteso in mezzo al prato contornato di alberi, stonava sgradevolmente col resto del paesaggio.

Il corpo si mosse debolmente. Si sollevò sulle braccia per poi mettersi faticosamente in ginocchio. Le mani si spostarono verso l'enorme casco di vetro, armeggiando goffamente con le chiusure ermetiche. Finalmente queste reagirono sbuffando un getto di vapore, per poi aprirsi di scatto. Le mani guantate sollevarono il casco, per poi gettarlo senza tanti complimenti sull'erba.

"Aaahhh, si moriva lì sotto!" disse una voce squillante ma esausta.

"Se non tolgo subito questa tuta mi squaglierò come un gelato al sole... eeeeh? Che diavolo?" disse la ragazza portandosi le mani alla bocca.

"Che ha la mia voce? Oh no, che succede?" la donna prese a togliersi rapidamente la tuta, gettando i pezzi in giro per il prato. "No, no, no, no, no... non ancora... che accidenti... sono... sono... una donna?!?"

La sognatrice si esaminò scrupolosamente, " Nessun problema!" disse confusa dopo aver appurato di avere tutte le parti al posto giusto. Poi si diede una manata in fronte!

"Mi verranno le... ah ma non dovrò farmi la barba tutti i giorni! Tutto ok allora... Eppoi ero una donna in origine.. o no?" disse alzandosi in piedi. Si sentiva agile e leggera, ed era una splendida giornata di primavera!

"Oooooh! Finalmente un posto decente!" fece un giro su se stessa dandosi un occhiata. I capelli le erano rimasti corti e dello stesso colore. Indossava ancora lo stesso vestito di prima, la cui taglia era rimasta tristemente uguale. Le pendeva addosso da tutte le parti, per non parlare delle scarpe. Anche così rimpicciolita restava alta più di un metro e settanta.

"Chissà se l'equipaggio del ARC ce l'ha fatta a tornare a casa... lo spero proprio! E ora? Che faccio?" pensava dandosi un occhiata intorno. "Sono cambiata ancora... certo in un sogno è normale. Però lo trovo strano lo stesso. Forse perché sono lucida. Se fosse un sogno normale non ci baderei affatto..."

Il panorama era splendido. Si trovava su di una collinetta erbosa circondata di alberi prossimi alla fioritura. Era tutto perfettamente normale e deliziosamente tranquillo. In distanza si vedeva solo un vastissimo bosco. Il sole era quasi a mezzogiorno e...

Groooowl... lo stomaco della sognatrice brontolò rumorosamente!

"Devo trovare qualcosa da mangiare. Ma dove? Ci sarà una strada da qualche parte o forse un bar o qualcosa del genere." pensava grattandosi la testa. Lo sguardo le cadde su una delle tasche della tuta. Si era aperta e ne era fuoriuscita una strana pietra blu scintillante, striata di rosso.

"La pietra che ho preso sul ARC!" esclamò ricordandosi. Era stata creata dai lampi dell'assurda tempesta di probabilità che era penetrata nella cosmonave. L'aveva presa per curiosità. La raccolse osservandone la forma e i colori cangianti splendere ipnotici alla luce del sole. Era bellissima. Se la mise in tasca.

Chinandosi tentò di prendere la cintura degli attrezzi della tuta. Rimase sorpresa vedendo che quest'ultima si stava consumando sotto i suoi occhi. Le fibre di polimeri plastici si sbriciolavano e l'alluminio degli attrezzi si era terribilmente arrugginito!

"Ma non è possibile! La plastica e l'alluminio non si degradano! Come può essere?" pensava osservando con gli occhi spalancati quello che restava della tuta. Dopo pochi minuti non rimaneva che un mucchio di polvere marrone. Esaminò freneticamente i suoi vestiti, ma non sembravano avere problemi, a parte la taglia ovviamente.

"Uff, almeno non resterò in mutande..." disse sollevata.

Il suo stomaco brontolò nuovamente. Doveva muoversi di lì, era sempre stata una decisa sostenitrice della vita cittadina e non pensava di poter restare a lungo in quel luogo.

Diede un calcio stizzito al cumulo di detriti che era stato la tuta e decise di procedere in una direzione casuale, tanto una valeva l'altra. Si incamminò nella foresta.

Capitolo 2, Incontri casuali

Alcune ore dopo, la sognatrice era passata dall'eccitazione alla noia e infine alla preoccupazione. Il bosco sembrava non avere fine! Non aveva incontrato ne persone ne costruzioni. Solo tanti tanti alberi, cespugli, fronde, muschi e felci. E moltissimi animali, uccelli grandi e piccoli, scoiattoli, conigli e addirittura delle scimmiette!

La situazione era peggiorata all'imbrunire, quando aveva udito chiaramente un ululato lontano. Ululato uguale lupi, aveva pensato subito. Lupi! Forse era finita in un parco naturale o una riserva. Ma dov'erano le strade?

Si era diretta verso l'alto ogni volta che aveva potuto, seguendo dei sentieri appena accennati nel sottobosco, e alla fine era arrivata alla sommità della collina più alta. Aveva raggiunto un'ampia radura, non dissimile da quella dove si era svegliata. Era quasi il tramonto ma la visibilità era ancora ottima. Con sgomento si rese conto che tutto intorno a lei c'era solo la foresta!

"Alberi! Maledettissimi alberi da tutte le parti! Ma dove sono finita?!" disse ad alta voce, più che altro per scacciare l'inquietudine.

"Siete nel bosco di Monterosso, bella signorina!" disse una voce rauca e strascicata dietro di lei!

Si voltò di scatto col cuore in gola. Un gruppetto di strani uomini era sbucato dalla parte opposta della radura. Fece un passo indietro portandosi le mani al petto.

Gli uomini erano in cinque. Bassi e tarchiati, avevano le gambe storte, capelli neri e unticci, rasati sulla sommità del capo e raccolti in codini sulla nuca. Indossavano delle tuniche colorate in modo chiassoso lunghe fino al ginocchio, cui erano sovrapposte delle armature fatte di giunchi intrecciati e tessuto. Sui piedi portavano dei sandali di paglia.

Ben più preoccupanti erano le armi che impugnavano, sciabole, lance e orribili mazze chiodate! E le loro facce sporche non promettevano nulla di buono. Sembravano un gruppo di banditi e tagliagole e a ripensarci probabilmente lo erano. Quello che aveva parlato era il più alto, tutta una testa in meno di lei comunque. Aveva un orribile cicatrice rossa che attraversava la faccia dalla tempia destra alla guancia sinistra.

"C-chi siete?" chiese con voce tremula la sognatrice, mentre gli uomini si avvicinavano piano, allargandosi come per circondarla. Decise subito che non le interessava poi tanto saperlo, e scappò via con tutte le sue forze.

"Bastarda! Dove credi di scappare! Prendila! Addosso, addosso!" gridavano gli orribili gnomi mentre la inseguivano. Le loro voci gracchianti e volgari le facevano venire i brividi. Non si faceva illusioni su cosa le sarebbe successo se le avessero messo le sudice mani addosso!

Corse a perdifiato nel bosco, cercando di fare comunque attenzione a dove metteva i piedi. Inciampare in una radice sarebbe stata la fine. Nonostante tutti i suoi sforzi non riuscì a distanziarli, finendo rapidamente senza fiato. Si dovette fermare di fronte ad una forra erta, ricolma di arbusti e rovi, sul cui fondo scorreva un torrente impetuoso!

"Har, har, har... bellezza dove scappi? Mica ti facciamo niente... di male! Vedrai che ti piacerà!" disse uno dei banditi avvicinandosi. Con la coda dell'occhio le parve di vederlo sbavare...

"Che schifo! Piuttosto la morte!" strillò la sognatrice con tutte le sue forze. Poi si gettò a capofitto nella forra, dentro al ruscello!

Più che cadere rotolò in mezzo agli arbusti, trattenuta dal vestito che pareva impigliarsi dappertutto. Si riempì di graffi mentre i suoi indumenti si strappavano in più punti, poi finì in acqua. L'impatto col liquido gelido le tolse il respiro. Finì a fondo per un attimo, poi venne spinta in superficie dalla corrente vorticosa.

Il torrente non era molto profondo, ma l'acqua aveva una forza incredibile. Miracolosamente non si ruppe nessun osso mentre veniva trascinata via. I banditi la osservarono finché non fu sparita dalla visuale.

"Peccato... Era una bella donna." diceva uno; "Mai vista una così alta. Non vi sembrava strana?" rispose un altro; "Avremmo potuto venderla in una casa di piaceri come curiosità..." disse lo sfregiato sputando per terra.

Così facendo vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Una meravigliosa pietra scintillante, dai colori ipnotici. Si chinò prendendola in mano. Era bellissima!

"Hei, Sgarro! Che hai trovato? Non è giusto, devi dividere!" disse uno degli altri briganti. Sgarro, che era anche il loro capo, lo fulminò con uno sguardo omicida.

"Chi trova tiene! Non ti sta bene?" disse mettendo mano alla sciabola che portava alla cinta.

"N-no capo, hai ragione... certo!" rispose il bandito sbiancando, mentre i suoi compagni ridevano chiassosamente.

"Non c'è nulla da ridere, idioti! Se quella femmina aveva una gemma così preziosa potrebbe averne altre! Dobbiamo trovarla! Muovetevi scansafatiche o vi sbudello!" sbraitò Sgarro.

I banditi annuirono. Avevano capito che avrebbero potuto diventare ricchi trovando altre gemme come quella, senza contare il valore della donna in sé. Corsero rapidi nel bosco, muovendosi come un branco di feroci lupi in caccia.

Capitolo 3, Fiore

Risvegliarsi in situazioni assurde rischiava di diventare un abitudine per la sognatrice. Questa volta si sentiva bruciare le spalle e gelare le gambe. Inoltre era piena di dolori in tutto il corpo. Si mosse grugnendo. Voltandosi scoprì di avere le gambe immerse nel torrente. Non le sentiva quasi più!

Si trascinò freneticamente via, in mezzo all'erba del greto. Aveva perso il paille e la t-shirt era tutta uno strappo. Sanguinava da una dozzina di piccoli graffi sulle braccia e le spalle. Aveva perso le scarpe, i pantaloni ed i calzini erano zuppi d'acqua gelata. Fortunatamente la maglietta le aveva protetto il seno...

Si tolse a fatica jeans e calzini. Per fortuna era mattina. Chissà per quante ore era rimasta lì! Il torrente in quel punto si era trasformato in un fiumiciattolo lento. Incredibile che non fosse morta.

"Devo avere più vite di un gatto! Anzi no, sto sognando, quindi non posso morire... Anche quando mi sono persa nella tempesta di probaquelchera non mi sono fatta nulla... a differenza del povero Bronte..." pensava tristemente.

Per fortuna il sole del mattino la asciugò in fretta. Guardò sconsolata quel che restava del suo abbigliamento. Era rimasta in canottiera e boxer. Sporca di sangue, terra e sudore, piena di lividi e graffi... un disastro insomma. Nonostante sapesse che era un sogno le veniva da piangere. Si mise le mani sulla faccia e sprofondò nell'autocommiserazione.

Dopo aver pianto un po', alzò lo sguardo singhiozzando. Lo stomaco brontolava impietoso. Fu allora che si accorse dei piedini. Un paio di piedini bianchi, un po sporchi in effetti, ma dalle forme aggraziate. Si trovavano in mezzo all'erba davanti a lei.

Quest'ultimi appartenevano ad una ragazzina minuscola. Doveva avere al massimo otto anni. Indossava una tunica rattoppata e sporca, di colore rosso. Portava un fiore nei capelli lunghi fino alle spalle. Aveva un visetto grazioso e un sorriso sbarazzino.

"Hai fame signora zia?" chiese la bambina con una vocetta cristallina curiosa.

La sognatrice ammiccò più volte incredula. Una presenza amichevole! Una persona normale! Annuì più volte mentre si stropicciava gli occhi per asciugarli dalle lacrime.

"Anche a Fiore viene da piangere quando ha molta fame. Ti capisco signora zia! Oh, sei anche piena di tagli? Ti fanno male?" disse indicando col ditino le ferite della sognatrice.

"Eh, si cara. Mi fanno male, ma... non troppo..." disse la donna, insicura di come impostare la conversazione con la bambina. "Scusami piccolina, potresti dirmi dove posso trovare un telefono?"

La bambina la guardò stranita. "Un Delepono? Si mangia? Mi spiace signora zia, non lo so... ma se vieni con Fiore, a casa abbiamo un po' di cibo, e Neve è bravissima a curare le ferite come quelle! Quando mi taglio mi cura sempre!" disse annuendo eccitata.

La sognatrice si alzò faticosamente. In piedi era quasi ottanta centimetri più alta della bimba. "Perchè no? Non vorrei approfittare della tua ospitalità, ma sicuramente devo curarmi le ferite... mi fanno male e non vorrei si infettassero." disse guardandosi i tagli sulle braccia e sulle gambe.

"Uooooh! Come sei alta signora zia! Più alta di Elmo! Anche più del nobile Centromonte! Sei una gigantessa signora zia?" strillò la bimba saltellando su e giù. La prospettiva di aver incontrato un essere strano la deliziava.

"Ehi, sono alta ma non così tanto! Dalle mie parti ci sono donne più alte sai?" Disse strizzandole l'occhio. "E non chiamarmi signora zia, mi fai sentire vecchia! Ho un nome sai? Mi chiamo..." disse per poi cadere in uno sconcertato silenzio.

Il nome che le aveva dato l'equipaggio del ARC non andava bene per una donna. Decise di cambiarlo un minimo.

"Mi chiamo Jean Walker!" esclamò sorridendo alla bimba. O almeno era quello che voleva dire... invece dalla sua bocca venne fuori qualcosa come: "Mi chiamo Grazia Divina Viaggiatrice!"

Jean Walker rimase di stucco! Aveva pronunciato una cosa diversa da quello che intendeva dire... com'era possibile? Riprovò più volte mentre la ragazzina la guardava, sorridendo incuriosita.

"Arrrgh! Va bene, chiamami Grazia e facciamola finita! D'accordo?" disse esasperata.

"Fiore si diverte tanto, sei buffa signorina Grazia! Di sicuro non puoi essere cattiva, anche se sei tanto tanto tanto alta!" disse la bimba annuendo. La prese per mano tirandola verso il bosco. "Andiamo al villaggio, signorina Grazia! Così Neve ti curerà e potrai mangiare. Ti farò delle belle polpette di miglio! Vedrai che saranno buonissime! Si si!" diceva la ragazzina camminando svelta.

Sembrava non avere problemi a scorrazzare a piedi nudi nel sottobosco, sgambettando come uno scoiattolo. Jean d'altro canto si faceva male ovunque poggiasse la morbida pianta dei suoi piedi cittadini.

"Ouch! Ahi! Ohi! Ehi, Fiore! Rallenta! Non ho i tuoi calcagnetti di cuoio io! Mi fanno male i piedi!" strillava disperata mentre la ragazzina procedeva impietosa.

"Non possiamo aspettare, è pericoloso qui, ci sono i Reietti in giro. Eppoi Fiore deve prendere la legna per il fuoco! Dove l'avevo messa...? Ah eccola!" disse la bimba raggiungendo un mucchio di rami secchi in mezzo al bosco.

"Signorina Grazia, aiuteresti fiore a portare più legna? Così i miei amici saranno più contenti? Eh, eh?" chiese con un sorriso dolce sul volto.

A Jean riusciva difficile dire di no a quella bimba deliziosa. Era anche preoccupata, credeva di sapere chi fossero quei Reietti di cui parlava Fiore. Annuì e prese un po' di legna, nonostante si sentisse uno straccio e le facessero male i piedi.

La bimba, dal canto suo, si caricò in modo assurdamente esagerato, facendola sentire una scansafatiche. Per non sentirsi inferiore a quella minuscola ragazzina prese molta altra legna anche lei. Poi presero a camminare più lentamente, per il sollievo dei suoi piedi, seguendo un sentiero ben battuto.

Dopo poche decine di minuti uscirono dalla foresta, su una stradina che portava ad una ampia vallata tra due file di colline boscose. Pacificamente posato nella valle si vedeva un villaggio dall'aria tremendamente primitiva.

Case di legno ad un solo piano e col tetto inclinato erano sparpagliate in mezzo agli orti, vicino ad un gruppo ordinato di quelle che sembravano risaie. Numerose persone lavoravano nei campi, indossando tuniche simili a quella della bimba e curiosi cappelloni di paglia circolari .

"Eccoci al villaggio! Siamo quasi a casa, signorina Grazia!" disse Fiore sgambettando verso una svolta del sentiero. Seguendola Jean vide che si dirigeva verso un edificio malmesso, al limite del villaggio. Era circondato da campi incolti. Sembrava abbandonato.

"Neve! Primavera! Primo! Elmo! Furetto! Guardate, ho incontrato una gigantessa! Venite, venite!" gridava la bimba correndo verso la casa. Da quest'ultima e dalle immediate vicinanze si raccolse un gruppo di ragazzi. Dietro di loro si avvicinarono alcuni contadini.

Fiore lasciò la legna contro il muro della stamberga, poi si voltò verso la sognatrice, "Ecco la gigantessa, la signorina Grazia! La curerai Neve, vero? E' piena di ferite! E' uscita dal torrente e..." la bimba si zittì di colpo, mentre sui volti dei convenuti appariva un'espressione di paura.

"Oh, non ditemi che dietro di me sono saltati fuori i banditi!" disse esasperata Jean, lasciando cadere a terra i rami. Si voltò e... erano proprio loro!

"Salve bellezza! Ci hai fatto faticare... e ti sei anche rovinata la pelle... peccato. E ora dicci dove sono le gemme o ti ammazziamo!" disse con un ghigno malvagio Sgarro, mentre i suoi compagni brandivano le armi verso i contadini spaventati!



Sogniamo spesso avventure mirabolanti e situazioni avvincenti. Desideriamo una fuga dal tedio quotidiano... ma quello che è avventura per noi è spesso sventura per chi la vive. E' consigliabile porre attenzione a quel che si desidera... potrebbe avverarsi!
Parte la seconda corsa del...la sognatrice? Leggete e ditemi che ne pensate :D

La storia è ispirata ad un vecchio film Giapponese d'animazione, "Yuki". Il film risale al 1981 ed è stato creato dalla Mushi Productions. In Italia venne trasmesso una sola volta. Mi è rimasto in mente per anni e considero questa "corsa" del dreamrunner un omaggio a quel vecchio film. :)

Indice:
Prima Corsa, parte III [link]
Seconda Corsa, parte II [link]
Comments3
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DDT87's avatar
Queso capitolo m'è piaciuto assai, adesso attendo di vedre cosa succederà con questi gnomi malefici! XD